Nel 2019 ci sono stati circa 173.000 incidenti con 3.173 vittime, un dimezzamento rispetto a vent’anni prima. Sul fronte sicurezza è una situazione profondamente mutata, però non sufficiente, e non si può allentare l’attenzione sul tema

di Massimo Cellini

Da 117 anni l’Automobile Club d’Italia presidia i molteplici versanti della mobilità, promuovendo anche lo sviluppo e la diffusione della cultura della sicurezza stradale.

In linea con la crescita del parco veicolare, l’incidentalità sulla rete viaria nazionale raggiunge i suoi anni orribili tra il 1970 e il 1975 con oltre 10.000 morti sulle strade ogni anno. Poi una progressiva ma lenta discesa grazie all’evoluzione dei veicoli e della infrastruttura stradale con un nuovo peggioramento negli anni a cavallo del nuovo millennio. Nel 2000 si registrano ancora 230.000 sinistri gravi con più di 6.400 vittime.

Presidente Aci Angelo Sticchi Damiani

Da allora, una nuova e più forte attenzione delle istituzioni nazionali ed internazionali è il fulcro di un nuovo approccio sistemico per la mobilità sicura sulle strade. Si sono mossi il Governo e il Parlamento italiano, accogliendo una proposta lanciata trent’anni prima dall’ACI ed introducendo la patente a punti che si è rilevato uno strumento fondamentale nella responsabilizzazione degli oltre 38 milioni di conducenti che quotidianamente si spostano sulle nostre strade. Si sono mossi anche l’ONU e la Federazione Internazionale dell’Automobile, lanciando progetti formativi e piani di azione decennali, finalizzati al dimezzamento delle vittime della strada in tutto il mondo.

Nel 2019, ultimo anno ante Covid, ci sono stati circa 173.000 incidenti con 3.173 vittime, un dimezzamento rispetto a vent’anni prima. È una situazione profondamente mutata, però non sufficiente, e non si può allentare l’attenzione sul tema.

A questo risultato positivo hanno concorso numerosi fattori, tra i quali certamente l’Automobile Club d’Italia che, in questi vent’anni, è stato artefice e promotore di una serie sempre più articolata di campagne di sensibilizzazione e di progetti formativi: “TrasportACI Sicuri” guida i genitori nell’acquisto e nell’uso corretto del seggiolino per il trasporto dei più piccoli in auto; “A passo sicuro” richiama il valore dell’osservanza delle regole a tutela dei pedoni e degli utenti più deboli della strada.

Più recentemente, la campagna “#rispettiamoci” sfrutta, da diverse edizioni, il richiamo mediatico di un evento sportivo di grande appeal come il Giro d’Italia, per sottolineare l’importanza del rispetto reciproco tra automobilisti e ciclisti, chiamati a condividere responsabilmente l’ambiente stradale.

Il know how formativo di ACI è inoltre la pietra d’angolo dei due centri di Guida Sicura ACI a Vallelunga (RM) e Lainate (MI), oltreché del network di autoscuole a marchio “Ready2Go”, che conta più di 100 punti su tutto il territorio nazionale.

Per stimolare l’innalzamento degli standard di protezione attiva e passiva dei veicoli, ACI è anche tra i fondatori del consorzio europeo EuroNCAP, forte oggi del sostegno di diversi governi europei, organizzazioni di automobilismo, consumatori e assicurazioni.

L’impegno è continuo e sempre più intenso, perché sulle strade italiane si continua a morire, soprattutto dopo due anni di pandemia caratterizzati da lockdown e forti limitazioni agli spostamenti. Le più recenti stime ACI-ISTAT, relative ai primi sei mesi del 2022, evidenziano un incremento degli incidenti (+24,7%), delle vittime (+15,3%) e dei feriti (+25,7%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un negativo ritorno ai dati pre-Covid.

Il riaumento della sinistrosità non è però imputabile unicamente al ritrovato desiderio di libertà post-Covid, ma a una pluralità di fattori che evidenziano il permanere di un deficit educativo di chi si muove, non soltanto in auto. Se da una parte, infatti, la maggior parte degli incidenti è generata dalla distrazione – e l’uso scorretto dello smartphone ne è tra le prime cause -, dall’altra l’exploit delle nuove forme di micromobilità urbana – in primis monopattini elettrici ed ebike – non è stato accompagnato da un adeguato sviluppo di specifici programmi formativi e di sensibilizzazione per gli utilizzatori.

Proprio in questi giorni, a fronte dell’escalation di incidenti costati la vita soprattutto ai più giovani, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha ipotizzato un pacchetto di provvedimenti per aggiornare il Codice della Strada ai nuovi trend della mobilità. Tra questi, l’obbligo dell’uso del casco e di una copertura assicurativa per i monopattini elettrici, oltre all’istituzione di una sorta di “ergastolo” della patente per fermare definitivamente chi provoca incidenti sotto l’effetto di alcol o sostanze stupefacenti.

Il Presidente dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani, guarda con favore soprattutto alla regolamentazione più stringente dei monopattini elettrici in ambito urbano, obbligando l’uso del casco e dell’assicurazione per la circolazione nelle aree aperte al traffico. L’ipotesi di revocare la licenza di guida a chi guida ubriaco o drogato, invece, potrebbe risultare più efficace isolando e bloccando preventivamente i trasgressori, anziché punirli solo dopo aver innescato un incidente: meglio potrebbe essere infatti togliere temporaneamente la patente ai consumatori abituali di alcol e ogni genere di sostanze stupefacenti.

“Una mobilità sicura – ha recentemente dichiarato Sticchi Damiani – è prima di tutto responsabile, e la formazione è il primo strumento per combattere la piaga sociale dell’incidentalità stradale”.

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