Durante il Question time della premier alla Camera si è assistito ad uno scontro con Conte in relazione al patto di stabilità e con Schlein sulla sanità, non sono mancate le critiche di Meloni al gruppo Stellantis
di Carlo Longo
Durante il question time alla Camera duro faccia a faccia tra Conte, leader del M5s, e Giorgia Meloni. Le critiche di Conte sono state rivolte principalmente al patto di stabilità e si sono fatte ancora più incisive quando l’ex premier ha ricordato a Meloni la sua intenzione di “far tremare l’Europa” a Bruxelles. “Mentre qui a tremare è solo l’Italia”, ha detto conti.
“Le condizioni attuali, anche se non ideali, sono il miglior compromesso che si potesse raggiungere”, ha risposto la premier. Secondo Meloni, è logico che una richiesta di flessibilità venga accolta con diffidenza quando si presenta un deficit del 5,3% causato principalmente dalla ristrutturazione gratuita di secondarie e terziarie abitazioni. Afferma che nonostante tutte le difficoltà, hanno ottenuto un buon compromesso dimostrando di essere all’altezza del compito, ponendo fine alla pratica dei finanziamenti sprecati per le campagne elettorali.
La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha portato all’attenzione le carenze in termini di personale sanitario, lamentandosi della mancanza di almeno 30 mila medici e 70 mila infermieri, mentre 21 mila medici hanno gia’ lasciato l’Italia. Schlein sostiene che l’unico modo per ridurre le liste di attesa sarebbe eliminare il limite alle assunzioni, e chiede una risposta da parte del governo.
In risposta, Meloni ricorda che il limite imposto sul personale sanitario è stato introdotto nel 2009, porta alla crescente precarietà lavorativa e all’esodo di medici. Solleva il dilemma di risolvere un problema che persiste da 14 anni e non è stato risolto dai precedenti governo.
La replica di Schlein non si fa attendere, accusando Meloni di evitare le questioni critiche piuttosto che risolverle. Secondo Schlein, quando venne introdotto il limite sulle assunzioni, Meloni faceva parte del governo. Schlein conclude il suo discorso accusando Meloni di aver iniziato un combattimento contro il giornalismo investigativo, la libertà di stampa, il sistema giudiziario e i sindacati, un atteggiamento tipico delle cosiddette “democrazie illiberali”.
Quanto al nodo Stellantis la premier non ha risparmiato critiche al managment. “Vogliamo tornare a produrre un milione di veicoli l’anno con chi vuole investire davvero sulla storica eccellenza italiana”, ha detto Meloni rispondendo alla interrogazione di Matteo Richetti (Azione) sulla strategia di Stellantis, la cui nascita “celava un’acquisizione francese dello storico gruppo italiano”, ha detto. Parole attese dopo l’affondo sull’italianità della premier contro gli Elkann, proprietari di Stellantis. “Se si vuole vendere auto sul mercato internazionale pubblicizzandola come gioiello italiano allora quell’auto deve essere prodotta in Italia questa la questione che dobbiamo porre”.
“Abbiamo modificato le norme, – ha aggiunto – da una parte incentivando chi torna a produrre in Italia e dall’altra scoraggiando chi delocalizza, che dovrà restituire ogni beneficio o agevolazione pubblica ricevuta negli ultimi dieci anni”.