di Carlo Longo
Nel nuovo governo presieduto da Giorgia Meloni restano da assegnare le caselle a sottosegretari e viceministri. La premier ha più volte rivendicato la celerità con cui è stato formato il governo e, sulla stessa scia, ha intenzione di chiudere la formazione entro il prossimo Consiglio dei ministri che si ritiene sarà convocato il prossimo 31 ottobre.
Dalla coalizione di centrodestra fanno sapere che molto probabilmente si è giunti ad una quadra. Meloni ha incontrato Giovanbattista Fazzolari, che molto probabilmente sarà il sottosegretario all’attuazione del programma e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. C’è stata, poi, una lunga riunione con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Sembra, in ogni caso, che la vera e propria diatriba interna si consumi nelle maglie di Forza Italia: Berlusconi punta a chiamare in causa i non eletti, l’ex governatore della Sardegna Ugo Cappellacci si pensa possa essere il nuovo sottosegretario al Mef in alternativa a Maurizio Casasco sempre di Fi. La casella, però, alla fine potrebbe anche essere assegnata a Renzo Tondo di Noi Moderati. Per il momento la situazione sembra incerta tanto che per l’Economia si sta paventando anche l’ipotesi di un doppio viceministro, uno per Fdi potrebbe essere Maurizio Leo e l’altro il leghista Federico Freni.
I negoziati, insomma, procedono e l’unico dato certo sembra essere che Forza Italia potrebbe, alla fine, strappare tre posti da viceministro al posto dei due finora preventivati tra le otto caselle che spettano agli azzurri nel sottogoverno. I tre dovrebbero essere Francesco Paolo Sisto alla Giustizia, Valentino Valentini al Mise e Paolo Barelli all’Interno. Gli altri azzurri potrebbero essere Matteo Perego di Cremnago (Difesa), Francesco Battistoni (Agricoltura), Giuseppe Mangialavori (Infrastrutture) e Alberto Barachini, a cui sembra destinata la delega all’Editoria. Non passa inosservata la totale mancanza di nomi femminili e pertanto circola anche il nome della siciliana Matilde Siracusano.
Fra i leghisti nel sottogoverno possono entrare anche Claudio Durigon come viceministro del Lavoro, Edoardo Rixi (Infrastrutture), Vannia Gava come viceministro all’Ambiente, Andrea Ostellari (Giustizia), Lucia Borgonzoni (Cultura), e fra i papabili ci sono anche Massimo Bitonci e Jacopo Morrone.
Per Fratelli d’ Italia, a cui spetterebbe il maggior numero dei posti si pensa a Giulio Terzi di Sant’Agata come viceministro agli Esteri, Marcello Gemmato alla Salute, Wanda Ferro al Viminale, Andrea Delmastro alla Giustizia (o alle Infrastrutture), Marcello Gemmato alla Salute, Alessio Butti sottosegretario all’Innovazione digitale, Galeazzo Bignami al Mise, Paola Frassinetti all’Istruzione, Salvatore Deidda alla Difesa, e hanno chance anche Edmondo Cirielli e Augusta Montaruli. Sarà, poi, necessario un successivo Cdm per distribuire le deleghe ai ministeri.
Intanto, i problemi incalzano e in vista dell’imminente manovra i sindacati e in primo luogo Cgil e Cisl chiedono a gran voce un tavolo di confronto con il nuovo governo per discutere di bilancio, dalla crisi energetica alla sanità, al lavoro, ai contratti, ai redditi e alle pensioni. E, considerate tutte le emergenze del Paese, fa davvero sorridere che si continui a discutere della scelta del maschile da parte di Giorgia Meloni. La premier ha, infatti, diffuso una circolare interna che rimbalza sui social firmata dal segretario generale della presidenza del Consiglio, Carlo Deodato e inviata a tutti i ministri del nuovo governo di centrodestra per invitarli a usare l’appellativo “il Signor presidente del Consiglio, On. Giorgia Meloni”.
Il primo a rispondere alla circolare è stato il leader del M5s, Giuseppe Conte, che in un post su Twitter ha scritto: ”Sissignora! Gradiremmo sapere da palazzo Chigi anche come vuole sostenere famiglie e imprese sul carobollette, visto che ”il” Presidente del Consiglio nel suo discorso di fiducia non ci ha dato nemmeno un indizio…”.
Per mettere una pezza alla situazione che ha a dir poco del ridicolo è arrivata una nota ufficiale di Palazzo Chigi in cui si elimina il “Signor” dal titolo con cui la premier gradisce essere appellata e poi è la stessa Meloni che in un post sui social scrive: ”Leggo che il principale tema di discussione di oggi sarebbe su circolari burocratiche interne, più o meno sbagliate, attorno al grande tema di come definire la prima donna Presidente del Consiglio. Fate pure. Io mi sto occupando di bollette, tasse, lavoro, certezza della pena, manovra di bilancio. Per come la vedo io, potete chiamarmi come credete, anche Giorgia”.
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